lunedì 2 maggio 2011

ImmaginaMI - Una casa dell'acqua per ognuna delle 9 zone di Milano

Consumo critico e stile di vita sostenibile sono due concetti di cui si parla moltissimo. Un primo passo è garantire la qualità dell'acqua pubblica.

Le case dell'acqua sono impianti che distribuiscono acqua di rete sia liscia sia frizzante. Si tratta di una trasformazione ambientale, ma anche economica e sociale. Spillare acqua da un impianto può sembrare un gesto banale, ma è in realtà carico di cambiamento.

Le strutture dispongono di schemi manutentivi omogenei, si alimentano con pannelli solari e soluzioni moderne di illuminazione a risparmio energetico. Inoltre hanno un telerilevamento dei consumi a distanza, che permette di eliminare i costi e i consumi delle apparecchiature più costose per il monitoraggio.

Al momento in Italia sono presenti 254 Case. Ogni giorno vengono spillati 3.500 litri d'acqua, più o meno 2.300 bottiglie di plastica non immesse in commercio. In un anno si risparmiano circa 840mila bottiglie di plastica: 25 tonnellate in meno di polietilene tereffalato (pet). 25 tonnellate di pet in meno significano 50 tonnellate di petrolio, 400 metri cubi d'acqua e 400 kg di monossido di carbonio in meno.
Un risultato niente male per una macchina così semplice.


3 commenti:

  1. Un ottimo risultato direi. Con le Case dell’acqua i cittadini usufruiscono di un servizio che permette di apprezzare sia la qualità dell’acqua sia la sua economicità. Ed è anche un esempio concreto di sostenibilità, grazie al quale cambiano le abitudini di migliaia di persone che in questo modo risparmiano e aiutano l'ambiente, diminuendo la produzione e la circolazione di plastica e, quindi, le emissioni di CO2 in atmosfera

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  2. Concordo con Salvini. I vantaggi sono numerosi: meno plastica prodotta e da smaltire, meno tir per strada per trasportare bottiglie, meno danni all’ambiente in termini di emissioni di CO2 e più soldi nel portafogli.

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  3. L'importante secondo me è che le norme riguardanti le case dell'acqua siano più chiare. Il regolamento messo a punto dal Ministero della Salute, che definisce le Case dell’acqua (distributori pubblici di acqua naturale e gasata) come “somministrazione di bevande”, le equipara, di fatto, ai bar o ad altri esercizi commerciali. Questo, a mio parere, comporta il rischio di compromettere la sopravvivenza di un progetto che avrebbe indubbi vantaggi economici e ambientali. Come prima cosa, dunque, bisognerebbe rivedere tale norma in modo che l’interpretazione non dia spazio ad equivoci a scapito delle Case dell’acqua, e non crei problemi d’attuazione da parte degli enti locali.

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