mercoledì 20 aprile 2011

ImmaginaMI - Una Scala che coltivi le eccellenze italiane



La Scala rappresenta l'Italia nel mondo.
E' giusto che abbia un approccio cosmopolita, ma la domanda sorge spontanea: non dovrebbe destinare un maggiore spazio ai talenti italiani?

Tutte le grandi istituzioni culturali mondiali, prevedono e lasciano uno spazio aperto ai talenti nazionali. In Italia i nostri talenti hanno pochissime occasioni dove poter "mettersi in scena", la proposta è di destinare una quota maggiore del 15% ai grandi talenti italiani in un teatro che ci rappresenta nel mondo.

Coltivare i talenti nostrani non è solamente doveroso, è necessario.

Come ci hanno ricordato gli operatori del teatro stabile di Bologna: "Un popolo senza teatro è un popolo morto"
Gabriel Garcia Lorca

6 commenti:

  1. È molto giusto questa idea di Sr. Salvini. Italia è un paese con una traditione culturale molto vecchio e ricco. Non ha bisogna di importare innumerabili cinesi, russi o altri per garantire la qualità della Scala. I visitatori aspettano anche ascoltare dei talenti italiani nelle Scala!

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  2. Sono d'accordo con Salvini. Infatti i giovani italiani hanno poca visibilità nelle nostre istituzioni culturali. L'Italia, rispetto agli altri paesi d'Europa, appare un paese bloccato che offre poco spazio alle nuove generazioni. E la Scala ne è un esempio emblematico.

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  3. Anche io sono sulla stessa linea di pensiero di Salvini. Va bene avere un approccio cosmopolita ma contemporaneamente bisognerebbe valorizzare i talenti nazionali.L'Italia sembra essere uno degli stati occidentali che meno offrono opportunità ai talenti nazionali e quindi molti sono costretti ad andare all'estero.Il bilancio fortemente negativo tra talenti italiani che se ne vanno oltre confine e quelli dei maggiori paesi avanzati che attraiamo nel nostro territorio la dice lunga sullo stato di sottosviluppo raggiunto sul piano delle possibilità offerte ai giovani talenti.

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  4. Concordo con Salvini.Tutto il mondo da sempre ci invidia le numerose eccellenze italiane che, in svariati settori, hanno mantenuto alto l'orgoglio italiano. Personalità definite eccellenti per doti uniche che spaziano dalla cultura allo sport e che spesso ottengono riconoscimenti fuori dai confini del nostro paese.
    La Scala rappresenta l'Italia nel mondo e dovrebbe valorizzare maggiormente i talenti nazionali, che spesso sono costretti ad andare all'estero proprio perché in Italia non trovano spazio. Basti pensare a Eleonora Abbagnato, prima ballerina dell’Opèra Garnier di Parigi.

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  5. Il problema della Scala mi sembra ben più complesso.
    La Scala ai suoi inizi rappresento' per lo più opere napoletane, ma presto inventò una sua strada ed anzi Milano fece grande il San Carlo di Napoli con Domenico Barbaja (cameriere milanese) e il direttore artistico Donizetti (bergamasco DOC). Così la cultura a cui appartiene la Scala è una cultura universale, che è stata costruita con rapporti nazionali e internazionali (sopratutto Parigi).

    Il problema della Scala (più che quello dei talenti italici) è quello del suo rulo, del tutto offuscato.

    Anni fa era il faro a cui si ispiravano altri teatri, avendo inventato un modo suo di fare le opere (penso ad esempio all'unione del Piccolo con la tradizione del teatro lirico delal Scala). Una via milanese all'opera lirica che fece scuola nel mondo, e le cui registrazioni sono ancor oggi un punto di riferimento per le produzioni di oggi.
    Poi, il declino dovuto a beghe interne, all'arroganza di un direttore, ecc. ecc.

    Ora siamo ai livelli minimi: opere semplicemente importate da teatri senza tradizione, direttori di opere straniere che diventano registi (il don giovanni diretto dal direttore dell'opera di berlino) registi importati da chissà dove basta che nulla capiscano di opera, e così via.
    La Scala e ' diventata un cestino dove si colloca quanto di buono e di mediocre gira per l'europa.

    Quello che conta non sono i talenti italiani o stranieri, quello che conta è che sia il teatro alla Scala che riprenda il timone di grandi interpretazioni e il suo ruolo internazionale.
    Recentemente, di brutture ne ho viste abbastanza, ora basta!!!
    saluti
    spon@hotmail.com

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  6. Concordo con l'assunto di fondo.
    Mi sembra che il problema più impellente sia la nomina di Daniele Gatti - milanese acclamato nel mondo - quale direttore stabile del Teato alla Scala. In questo modo l'"anima esecutiva" rimarrebbe ancorata alla grande tradizione italiana che però si apre al mondo in maniera vincente e adeguata a i tempi.
    Ruggero

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